mercoledì 12 agosto 2009

S.O.S. Tartarughe

Sta succedendo qualcosa alle Tartarughe nel Nord Adriatico; la Fondazione Cetacea continua a raccogliere tartarughe debilitate che si spiaggiano.



Ne parla Marco Affronte nel suo Blog qui, chiunque voglia aiutare la Fondazione può farlo in vari modi, economico clicca qui o, per chi è del posto, aiutandoli a recuperare le altre eventuali tartarughe in difficoltà.

Se qualcuno fosse in zona consiglio vivamente di andarli a trovare (sono a Riccione, Viale Torino 7/a, praticamente sul Lungomare)per rendersi conto di quello che fanno e quante difficoltà devono superare quotidinamente.

A loro la mia ammirazione per quello che fanno.

sabato 1 agosto 2009

Ma il mare non vale una cicca?

Copio dal sito di Mare Vivo....è uno degli usi più diffusi e più "antipatici" (mi verrebbero altri termini...) delle persone....



Campagna realizzata in collaborazione con JTI, con il supporto del SIB,
con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e del Corpo delle Capitanerie di Porto

8 e 9 agosto 2009 su 100 spiagge italiane

Premesso che qualsiasi rifiuto abbandonato comporta un danno all’ambiente ed un costo per la sua rimozione, è di fondamentale importanza attivare campagne e iniziative volte a stimolare e promuovere nei cittadini comportamenti consapevoli ed eco-sostenibili che possano coinvolgerli nella gestione e cura del proprio ambiente di vita, dal centro più urbanizzato alla spiaggia più naturale.
In particolare il gesto, apparentemente trascurabile, di gettare via un mozzicone oltre che essere un segno di totale mancanza di coscienza civile ed ambientale ha dietro di sé una forte serie di implicazioni.
Ciò premesso, l’Associazione Marevivo realizzerà nei giorni 8 e 9 agosto 2009, una campagna mirata a sensibilizzare l’opinione pubblica al fine di scoraggiare il rilascio nell’ambiente dei mozziconi di sigarette e a sollecitare comportamenti sostenibili lungo le spiagge italiane. Lo strumento per la realizzazione di tale obiettivo sarà un posacenere portatile all’interno di un folder contenente informazioni relative all’impatto dei mozziconi abbandonati nell’ambiente.

mercoledì 29 luglio 2009

Il mare mi apparve...

Il mare mi apparve; che era infinito e tranquillo.

Era azzurro infinito, e nel lontano grandi strisce d'argento lo imbiancavano lunghe fino agli estremi orizzonti. La luce saliva dal mare, scendeva dal cielo, brillava nell'aria. Il mare era quieto e sicuro, solo un tremante margine di spuma sul lido tradiva il suo piacere di vivere. Azzurro e luce volavano sopra la terra. Il mare e il cielo respiravano luce e calore e ne inondavano il mondo.




I miei occhi si riempirono di lacrime tenere.

M'appoggiai allo spigolo di un muro. Ero nell'ombra, l'ombra del muro, che si stendeva fino a due passi da me stampata nera e diritta nella rena brillante: e oltre quella linea la rena continuava nella luce per un vasto spazio fino a un orlo di ghiaia dove finisce la terra.

Perché io sostavo così dentro quell'ombra del muro, per questo il mare non mi aveva ancora veduto.

Allora mi staccai dal muro e uscii all'aperto in mezzo a tutta la luce in faccia al mare.

Ed ecco di colpo s'oscurò rabbrividendo il sole e un tremito scosse il mondo come un gran terremoto dell'aria; d'improvviso tutto fu grigio e tempesta intorno a me, ed era spaventevolmente sconvolta la faccia del mare. Una ruga enorme d'un tratto l'avea tutta solcata dalla riva all'orizzonte come una voragine torbida, e poi altre cento o mille rughe lo frantumarono; caverne si scavarono e montagne s'arrampicarono: tutto si riaccavallò il mare di acque immerse che lo sconquassavano schiumando con una gran rabbia in tutte le direzioni. Le onde si mescolavano in alto con le nubi e riempivano l'aria di grida terribili correndo fragorosamente a rovesciarsi sempre più cavernose e colleriche contro la spiaggia: l'aria era piena di gelo e la sbattevano i venti. Anche il cielo era gonfio di nuvole e rabbioso e nero, perché il cielo non è che la fronte espressiva del mare.




Io fui subito molto contento che il mare mi trattava a quel modo. S'egli mi avesse accolto con indifferenza, o con una fredda e signorile cortesia come fa con certa gente, oppure - e ora confesso che questa era, fin dall'ora della mia partenza sul treno, il mio segreto timore - avesse addirittura finto di non riconoscermi, credo sarei morto dal dispiacere e dall'umiliazione. Invece il mare appena mi ebbe visto si corrucciò e m'aggredì con urli e minacciosi improperi, perché mi voleva ancora bene, come lui sa volere quando trova qualcuno che gli va a genio.

Perciò il mio cuore si gonfiò di gioia a quell'accoglienza iraconda. Non alzai verso lui le braccia, per un mio vecchio pudore dei gesti fatti; e nemmeno gli dissi nulla: neppure una parola. Credo che gli sorrisi.

Massimo Bontempelli, 1925

mercoledì 17 giugno 2009

Io in spiaggia a Rimini e Riccione? Mai! E invece....

Ops! E’ passato più di un mese dall’ultimo post? Azz se passa velocemente il tempo!!! Rimedio subito, oggi si parla di…PAGURO!!! (noooo non il mollusco! E’ un mollusco vero Kix?) il Relitto!!
Come qualcuno sa Belva ormai viaggia con l’attrezzatura fissa in tax…ehm in macchina e questa volta il lavoro mi ha bloccato a Mantova per il WE (Mantova, sebbene circondata dall’acqua non è proprio meta da turismo subacqueo...però ci sono fiori di Loto ma come direbbe Lucarelli: ma questa, è un'altra storia..) e allora mi viene in mente che non tanto distante dalla città Gonzaghesca c’è un relitto che ho sempre voluto fare: Il Paguro!
Il Paguro è una vecchia piattaforma petrolifera



(in realtà per l’estrazione di Gas, ma così rende meglio l’idea); nel 1965, dopo due anni di lavoro, un incidente provoca l’affondamento della piattaforma e la morte, purtroppo, di tre persone (lo dico perchè spesso ci si dimentica, visitando i relitti, che c'è anche una storia dietro..)

Se volete altre notizie,le trovate qui).


Ho una concezione tutta mia dei relitti; spesso penso che la gente ci vada senza il giusto rispetto non solo di chi non è sopravissuto ma anche di chi, semplicemente, c’è stato, ci ha vissuto..lo ha vissuto; un uomo di mare (di quelli veri) un giorno mi ha parlato della Malattia del Ferro e….e come direbbe sempre Luccarelli: ma questa etc etc.

Insomma, nel caldo sabato Mantovano cerco il diving che mi sembra più adatto (con più gnoc...ehm e dai scherzo!), prenoto e son già lì (con la testa almeno! È ancora sabato…sabato sera e mi prepraro mentalmente con insalatina di rinforzo con pascetti del Garda e Tagliata Piemontese che non vi dico cos’era! Certo, c’era anche Vino, rosso, sempre del Garda ;-) )

Insomma Domenica mattina faccio quello che non avrei mai pensato di fare in vita mia: mi metto in macchina per andare al mare a Rimini!!! E si, l’imbarco è lì, ma stare in coda con tutta la gente che va in Riviera mi fa tanto….ringraziare di essere come sono! E di andare a Rimini per fare immersione!

Il Diving è molto organizzato, ci si cambia, veste e assembla più che comodamente, l’imbarcadero è a due passi, le bombole le metton su loro…che caxxx volere di più?
Il Gommone (tantissimi metri e 500 cv….) è più che comodo, il clima molto goliardico- Romagnolo (i “ma dai patacca” e “vai tigrotto” si sprecano), ci sono 30 bei minuti di navigazioni per rimettere insieme i pensieri; la navigazione, ogni volta, è il momento in cui più mi isolo e mi godo il mare; ogni volta, puntualmente, quando comincia la navigazione sto bene. Anzi…sono proprio contento!
Ringrazio di essere lì, è bello. Semplicemente bello.

La giornata è meglio del previsto, sole, niente vento e zero, quasi, onda; il relitto è fuori (12 Miglia), tutt’intorno le altre piattaforme rendono il clima un po’ surreale, piacevole comunque.

Salto in acqua, vestizione e giù; la visibilità è quella che mi aspettavo (tipo “risaia”, risaia per intenderci), almeno nei primi metri il relitto si intravede (anzi, a tratti, si percepisce) ma la sua imponenza si fa sentire; c’è tanto di quel pesce che penso, anzi son sicuro, di non averne mai visto così tanto in Mediterraneo (le Tremiti per varietà, ma per quantità qui non c’è storia).

Saraghi, Salpe, pesce azzurro, gronchi, MANDRIE di nudibranchi che Kix e Pierpins impazzirebbero, cozze (e qui mi viene un pò di malinconia perchè penso a tutte le mia amiche sub...sigh:-p)e ostriche (tante aperte…..e il pesce che si avvicina, anche troppo, fa capire che un po’ l’equilibrio, dando da mangiare ai pesci intendo, si è alterato….).

Bacetto alla Madonnina e si torna su, pizza bianca bagnata in mare (ricorda qualcosa Kix?) e di nuovo quella bella sensazione durante il rientro…...

Si vado veloce nella descrizione perché poi non è mica finita qui la Domenica, anzi!
E’ da tempo che seguo questo blog, di Marco Affronte, responsabile scientifico di Fondazione Cetacea (una fondazione che si occupa di ricerca, di educazione ambientale e anche di recupero di tartarughe e delfini in difficoltà); da un mesetto Marco è riuscito a coronare un suo sogno aprendo ADRIA, uno spazio aperto e COMPLETAMENTE GRATUITO interamente dedicato al Mare e ai suoi abitanti.
Ovviamente, essendo in zona, a due passi da Riccione, come non potevo andare a guardare le tedesch…ehm a trovare Marco? Ci sono andato ed era come l’immaginavo, uno spazio appena nato, con persone innamorate del mare e…tante tartarughe!
E si perché nelle vasche c’erano tartarughe recuperate in vari posti d’Italia che presto, dopo le cure del centro, verranno rimesse in libertà (alcune così piccole non le avevo mai viste); l’unico mio cruccio è non aver avuto una macchina fotografica a disposizione(provato con il cell ma...)….meglio, così a voi viene più voglia e ci andate!!!




Era bellissimo vedere le facce dei bambini che guardavano le tartarughe….dimenticavo, essendo assolutamente gratuita ADRIA ha bisogno di fondi, quindi, se qualcuno vuole….

Il rientro ve lo risparmi perchè parlarebbe del solito delirio autostradale, ma ero bello azotato e soddisfatto, fuori il traffico e dentro il mare, mi sta bene. ;-)

Beh, ora vi saluto, perdonate i miei refusi (che spero la mia correttrice di bozze correggerà.......tààààààààààààààààààààà)

Cià!

(Le foto sono di proprietà dell'Associazione Paguro)

martedì 12 maggio 2009

Pensano, e mangiano, e sonnecchiano, e fanno l'amore, e giocano. Nient'altro.

Qualcuno lo conosce già...ma lo metto qui così me lo ripeto anch'io!
Trovato tempo fa su internet:

Ho portato il mio ineffabile nipotino Richi al delfinario di Gardaland. Smania per i delfini; tutti i bambini lo fanno e non ce n'è uno che nei pressi del suo lettino non abbia, come lui, un mega delfinario in gomma, plastica e peluches.
Chissà quale segreta intesa lega i bambini ai delfini, così distanti che forse non potranno nemmeno mai vederli, così vicini da essere più rassicuranti di qualunque altro animale, cucciolo di famiglia compreso. Ma se li osservate, i bambini, mentre si parlano con i delfini in un loro muto alfabeto che sa valicare barriere di vetro corazzato e tonnellate di acqua, non potete dubitare che una corrente emozionale molto particolare, intima direi, corre dagli uni agli altri.
Guardo Richi e non so cogliere il segreto; vedo solo che né con gli animali di casa, né con quelli fantastici dei suoi cartoni e dei suoi giochi prova emozioni così intense. Guardo i delfini e mi chiedo cosa pensino di Richi, di me, dell'Universo, della vita. Ho appena letto un vecchio numero di Lancet, la rivista scientifica inglese, e ora so che i delfini sono probabilmente gli animali più intelligenti del creato. Intendo tutti gli animali, me compreso. E voi, se mi permettete l'audacia. Sono talmente intelligenti che a un certo punto della loro evoluzione, avrebbero potuto giocarsi il dominio del Terra proprio con noi. Ma hanno scelto qualcos'altro; se ne sono restati in acqua a pensare a chissà che. Perché pensano, molto, e ne parlano tra loro. E forse ne parlano ai bambini.
Pensano, e mangiano, e sonnecchiano, e fanno l'amore, e giocano. Nient'altro. Di tutto il resto non sanno che farsene; e il resto è tutto ciò che invece noi abbiamo voluto imparare a fare. Lancet dice che i delfini sono gli animali che lavorano di meno in assoluto; dedicano meno tempo di qualunque altro essere vivente superiore ad attività utilitaristiche, azioni volte a scopi pratici. Meno persino dei felini, che ci sembra passino la vita a sonnecchiare. L'animale che lavora di più è la formica; che per altro è di intelligenza estremamente limitata: sembra che sappia fare bene le sue cose, ma solo perché è limitata al massimo nella possibilità di scelta. Sa dare solo poche risposte semplici a pochi semplici impulsi; è un organismo molto specializzato ma stupido. Può capitare di confondere l'ottusa operosità con l'intelligenza. Ma se tra gli animali inseriamo anche la specie homo sapiens sapiens, allora, sorprendentemente siamo noi che passiamo più tempo a darci da fare. Lavoriamo il doppio delle formiche. Lo dice Lancet, e fa vedere per bene tutti i conti.
Guardo i delfini e mi sorgono dal profondo alcune domande cretine. Domanda cretina numero 1. Vorrà dire qualcosa se l'animale più stupido lavora più di tutti e quello più intelligente trascorre la sua vita tra gli spassi? Domanda cretina numero 2. Quanto è più intelligente dei delfini l'homo sapiens sapiens, la specie dominante che sta lavorando alacremente giorno e notte con l'unico scopo visibile di distruggere ogni cosa sulla Terra, a partire da se stessa?
Qualcuno sa rispondere? Lancet si limita a constatare che i delfini hanno fatto una scelta e gli uomini un'altra. Non parla di scelte giuste o sbagliate, dice solo che è andata così, e né loro né noi possiamo più cambiare strada. Ma guardo Richi che parla con i delfini e non so cosa darei per sapere quello che si stanno dicendo. Cosa ci tengono nascosto dei loro segreti. Intanto constato che ho dovuto lavorare anche per pagare il biglietto che mi permette di stare a guardare una coppia di delfini che mi sbatte in faccia il suo totale disinteresse per il mio faticare.

domenica 19 aprile 2009

Elogio alla Focaccia

Non scrivo da un pò....in questo tempo c'è stata Ventotene, Pasqua, qualche immersione e tanti chilometri, un pò di pensieri, tante persone....ma poca voglia di scrivere! :-)
Sono a Bari di Passaggio e come a volte capita anche un semplice odore ti risveglia ricordi e sensazioni che nn sapevi dove fossero finiti....mi è venuto in mente allora l'ultimo romanzo di Carofiglio dove c'è una splendida descrizione...........della focaccia barese! :-) Che è molto più di un cibo qui....

La focaccia barese si prepara mescolando farina di grano tenero, sale, lievito e acqua. Ne deriva un impasto piuttosto liquido che si versa in una teglia rotonda, si condisce con olio, pomodori freschi, olive e poi si cuoce nel forno a legna. Proprio perché l’impasto è liquido, i pezzi di pomodoro e le olive sprofondano nella pasta, creando e riempiendo dei piccoli crateri morbidi che diventano le parti più buone della focaccia. Si mangia calda ma non bollente, avvolta in un pezzo di carta da panificio, uscendo da scuola, al mare, per cena o anche per pranzo (o merenda o anche colazione, ma questa è roba da esperti): veloce, economico e deliziosamente unto.
La focaccia è una delle cose più buone al mondo. Mi trattengo dal dire che è la più buona per mantenere un minimo di prospettiva e per evitare il delirio campanilistico. Ci sono quelle sottili e croccanti, quelle alte e soffici, quelle con l’aggiunta delle patate o del rosmarino e molte altre varianti. Anche se la vera focaccia è quella con pomodori, olive, bordi bruciacchiati e basta. Va accompagnata, possibilmente, da una bella bottiglia di birra molto fredda. Se poi uno ha proprio voglia di un’incursione nell’alta cucina, il piacere supremo è la focaccia calda farcita con fette sottilissime di mortadella. La mortadella tagliata sottile, al contatto con la mollica calda e fragrante, sprigiona un profumo che fa impazzire le ghiandole salivari.
A differenza di molte cose buone, che sono scarse e spesso costose, la focaccia, a Bari, si trova ovunque ci sia un panificio. Cioè ovunque,e tutti se la possono comprare.
La focaccia, a Bari, è una metafora dell’uguaglianza e uno dei pochi simboli (fra questi, degne di nota anche le cozze crude) in cui i baresi riconoscono la loro identità collettiva.

mercoledì 25 marzo 2009

Uomini di mare

Visto che la vita da vagabondo lascia ben poco spazio al mare (e quel poco spazio è occupato dal maltempo....sgrunt!) il we passato è stata l'occasione per fare finalmente visita agli amici filibustieri...scriverei un bel post ma perchè privarvi dei meravigliosi testi e delle meravigliose foto dell'amica Franc...ehm pardon, Chicca o come dicon tutti Kix (oh, spero non stiate pensando che me al voglio scansare...:-pp)
Scherzi a parte una meravigliosa Domenica con Kix & Simo, Vale & Marco & il piccolo pesciolino, Cuggina (che ringrazio per aver pazientemente sopportato le mille e una domanda sulla vita dei polpi :-) )....insomma una bella domenica con chi il mare lo vive davvero....e allora mi sono ricordato di un bel testo letto tempo fa, che parla di gente di mare, che anche se il mare non è proprio lì a portata di mano


Non voglio ora discriminare tutta quella parte di umanità che per circostanze di vita o per occasioni mancate, ha eluso dall'esistenza il suo rapporto con il mare. Il mare è innanzitutto uno stato d'animo, un'inclinazione emotiva, una vocazione congenita alla propria natura.

Si può essere uomini (o donne) di mare anche restando una vita intera sulla terra, poiché l'esperienza reale è a volte più debole e meno avventurosa di un anelito interiore e di tutto ciò che esso può determinare nella vita solo pensata e immaginata.

Chi sono dunque gli uomini di mare? Ne ho incontrato qualcuno nel corso degli anni, più sui libri o nei sogni, a dire il vero, che sulle banchine di un porto; ma mettendo insieme i pezzi degli uni e i frammenti degli altri, mi sono fatta un'idea di cosa intendo quando penso ad un uomo di mare.

Penso ad un essere che nel volto esprime bellezza e tormento; penso ad una voce capace di note profonde come di smisurati silenzi; penso ad una disposizione del vivere che, come direbbe Benedetto Croce, sia "l'unione del tumulto e della calma, dell'impulso passionale e della mente". Penso, tuttavia, ad un essere in qualche modo eletto, la cui anima sia solcata dalla scia di un'eterna ribellione, da un moto di vitale tensione.

E immagino anche che un uomo di mare navighi tra i suoi giorni e le sue notti cercando approdo nell'arcipelago dei sentimenti estremi e contrapposti, e sfugga sempre agli ancoraggi definitivi e irrevocabili.

Gli uomini di mare a cui penso hanno dentro di sé cieli azzurri e tersi sopra mari in burrasca; cercano lagune radiose tra le scogliere battute dal vento, riescono a costruire castelli di sabbia su una riva saccheggiata dalle onde dell'oceano. Vivono insomma in quella selvaggia sponda della vita dove l'istinto e la ragione si combattono in un abbraccio inestricabile. Gli uomini di mare che vorrei incontrare hanno nei pensieri il respiro degli spazi sterminati, la perturbabilità delle emozioni, l'impeto di un'onda e la sua stessa resa.

Agli uomini di mare vorrei che il mare stesso avesse detto che quella solare superficie non è che l'altra faccia della sua profondità e che la calma di vento segue alla tempesta. Vorrei che dicesse loro, di come ogni ombra disegni l'esatto profilo del sole, così come ogni bagliore di felicità sia l'emersione dal sottofondo di un dolore.

Negli uomini di mare, le rare volte che li incontri, incroci quello sguardo impenetrabile di chi negli occhi riflette sempre un punto di fuga più lontano; è uno sguardo benevolo e fuggente; in quegli occhi, a guardar bene, vibra la luce di una cieca infatuazione per la libertà.

Gli uomini di mare che ho letto e visto hanno sempre qualcosa di tutto ciò che ho scritto: li attraversa una corrente, li lambisce un'illusione, li tiene in vita un orizzonte. Nessuno di essi ha l'animo legato ad un ormeggio, il cuore fermo in porto e una rotta già scritta sulla carta. Per tutti loro il mare, mi è sembrato di capire, è la terra di una vita promessa, è il ricordo di una libertà negata, il risveglio di una libertà sognata. O, più semplicemente, l'aspirazione ad una vita che viva sopra le righe, sopra le onde, sopra le ore e i giorni.


da "le parole del mare" di Valeria Serra